Paflagone, servo ruffiano di Popolo, rischia di essere estromesso da un Salsicciaio, ingaggiato da altri due servi fedeli intenzionati a screditare il collega agli occhi del padrone. Infastidito dalle grida, Popolo esce di casa e pronuncia un emistichio (τίς, ὦ Παφλαγών, ἀδικεῖ σε;) che riecheggia parodicamente le parole con cui, nel fr. 1 Voigt, Afrodite, invocata, offre il suo aiuto alla poetessa dal cuore ferito (τίς σ’, ὦ / Ψάπφ’, ἀδίκησι;). L’epifania “degradata” di Popolo si oppone alla discesa sul carro della divina Afrodite; il nome nobile di Saffo è comicamente sostituito da quello dell’ignobile Paflagone.

ΔΗΜΟΣ τίνες οἱ βοῶντες; οὐκ ἄπιτ᾽ ἀπὸ τῆς θύρας;
τὴν εἰρεσιώνην μου κατεσπαράξατε.
τίς, ὦ Παφλαγὼν, ἀδικεῖ σε; ΠΑΦΛΑΓΩΝ διὰ σὲ τύπτομαι
ὑπὸ τουτουὶ καὶ τῶν νεανίσκων. ΔΗ. τιή;
ΠΑ. ὁτιὴ φιλῶ σ᾽ ὦ Δῆμ᾽ ἐραστής τ᾽ εἰμὶ σός.
ΔΗ. σὺ δ᾽ εἶ τίς ἐτεόν; ΑΛΛΑΝΤΟΠΩΛΗΣ ἀντεραστὴς τουτουί,
ἐρῶν πάλαι σου βουλόμενός τέ σ᾽ εὖ ποιεῖν,
ἄλλοι τε πολλοὶ καὶ καλοί τε κἀγαθοί.
ἀλλ᾽ οὐχ οἷοί τ᾽ ἐσμὲν διὰ τουτονί. σὺ γὰρ
ὅμοιος εἶ τοῖς παισὶ τοῖς ἐρωμένοις·
τοὺς μὲν καλούς τε κἀγαθοὺς οὐ προσδέχει,
σαυτὸν δὲ λυχνοπώλαισι καὶ νευρορράφοις
καὶ σκυτοτόμοις καὶ βυρσοπώλαισιν δίδως.

Traduzione

POPOLO Chi sono costoro che gridano? Andatevene da questa porta. Mi avete rovinato le mie rame d’ulivo. Chi ti fa ingiuria, o Paflagone?
PAFLAGONE — A causa tua le prendo da costui e da questi ragazzini.
POPOLO — E perché?
PAFLAGONE — Perché ti voglio bene, o Popolo, e sono innamorato di te.
POPOLO — E tu poi chi sei, propriamente?
SALSICCIAIO — Rivale di costui in amore: da lungo tempo ti amo e voglio farti del bene, io e molta altra gente onesta. Ma non ci riusciamo, a causa di lui. Tu infatti sei come i fanciulli che si lasciano amare: la gente per bene, non l’accogli; e ti concedi invece a mercanti di lucerne, a ciabattini, a calzolai e a cuoiai.


Traduzione di Raffaele Cantarella