Ille mi par esse deo videtur,
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit
dulce ridentem, misero quod omnis
eripit sensus mihi; nam simul te,
Lesbia, aspexi, nihil est super mi
lingua sed torpet, tenuis sub artus
tintinant aures, gemina teguntur
lumina nocte.
otio exultas nimiumque gestis:
otium et reges prius et beatas
Catullus, carme 51 (cfr. Σαπφώ, fr. 31 Voigt)
Mi sembra essere uguale ad un dio
se è lecito, (mi sembra) che sia superiore agli dèi
quello che, sedendo(ti) di fronte, incessantemente
ti guarda e (ti) ascolta
mentre ridi dolcemente, cosa questa che a me misero
strappa tutte le facoltà; infatti appena che,
o Lesbia, ti vedo, niente rimane a me
neppura la voce in gola
ma la lingua si intorpidisce, scorre sotto le membra
una fiamma sottile, di un suono proprio
le orecchie risuonano, entrambi gli occhi sono ricoperti
da una duplice notte.
L’ozio, Catullo, ti è dannoso;
nell’ozio smanii e ti agiti troppo.
L’ozio in precedenza sia re che città felici.
ha distrutto.
fr. 1 Voigt - Inno ad Afrodite
fr. 10 Voigt - Carme dei fratelli
fr. 16 Voigt - La cosa più bella
fr. 31 Voigt - Ode della gelosia
fr. 55 e 147 Voigt - Sulla morte
fr. 104 Voigt - Epitalamio
fr. 58c Voigt - Carme della vecchiaia
Saffo in Alceo
Saffo in Erodoto
Saffo in Aristofane
Saffo in Plauto
Saffo in Catullo
Saffo in Boccaccio e Petrarca
Saffo in Leopardi
Saffo in Alda Merini
Cratere del pittore di Titono
Hydria del gruppo di Polignoto
Affresco di Pompei
"Il Parnaso" di R. Sanzio
"Saffo ed Erinna" di S. Solomon
"Saffo e Alceo" di L. Alma-Tadema
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